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Incontriamo Giorgio Pasotti, reduce dal successo di “Mina Settembre”

LiveMedia24, ha il piacere di incontrare Giorgio Pasotti, reduce dal successo di “Mina Settembre”, fiction di successo della Rai. Il lockdown vissuto sul set, l’impegno come direttore artistico del Teatro Stabile d’Abruzzo, i ricordi di set de “L’ultimo bacio” e molto altro, durante questa nostra intervista.

Giorgio Pasotti

Giorgio Pasotti (Photo: Management TNA)

Grazie per essere con noi, Giorgio. Sei reduce dal successo della fiction di Rai1, “Mina Settembre”. Ti saresti mai aspettato così tanti ascolti e a cosa pensi sia dovuto?

Mi aspettavo che la fiction andasse bene ma, chi poteva realmente immaginare un successo del genere? Ne siamo felicissimi. I motivi sono riconducibili a più fattori: la storia d’amore che lega due persone alla stessa donna, da sempre è un meccanismo efficace, che fa leva sulle persone. Secondariamente, credo che le persone sentissero il bisogno di vedere una Napoli diversa, giusta, fatta di gente onesta che lavora e che vuole migliorarsi. Probabilmente la violenza, molto spesso gratuita, ha stancato. Si tende a voler vedere il bello di questa città, come d’altronde è giusto che sia.

Un personaggio, quello che hai avuto modo di interpretare in “Mina Settembre”, tanto giusto nell’ambito lavorativo, quanto complicato in quello affettivo. Tradisce la donna che ama, seppure sia ben consapevole del sentimento che nutre nei suoi riguardi. Come hai affrontato questa interpretazione?

Ho pensato a Claudio come ad una persona semplice, con pregi e difetti. Non è di certo un supereroe, ma un comune essere umano. Ho apprezzato molto la determinazione che ha avuto, nel voler riconquistare la donna che crede sia importante per la sua vita. Ha di certo sbagliato, ma non vuole redimersi per un semplice senso di colpa, bensì prova a riavvicinarsi a lei solo per amore. È una persona romanticamente vera.

Ad “accogliere” il tuo Claudio e l’intera troupe, la bellissima Napoli. Quali sensazioni ti ha regalato questa splendida città? 

Ero l’unico attore “non napoletano” presente sul set e, devo dire che se avevo dei dubbi che potesse essere una nota stonata, l’insistenza di Paola Lucisano ha invece vinto ogni mia ritrosia. Il risultato ne è la prova. Conoscevo già questa città, ma non avevo ancora avuto modo di viverla, dal punto di vista lavorativo. Ogni suo angolo, anche il più anonimo e banale, lo si vorrebbe fotografare. Racconta una storia, una vita.

Giorgio Pasotti

Giorgio Pasotti (Photo: Naxion Management)

Sappiamo che la lavorazione della serie ha subito uno stop, legato all’inaspettata pandemia che ci ha colpito. Qual’è stata la sensazione del momento e quella che ha, successivamente, preceduto il ritorno sul set?

È stato folle! Le riprese sono iniziate a febbraio, per poi interrompersi a marzo. Abbiamo ripreso a luglio e terminato del tutto a novembre, quasi un anno intero di lavorazione. Ci siamo trovati a dover vivere entrambe le ondate, imparando così a convivere con il Covid. Avevamo paura di non riuscire a terminare e, per questo, è stato a tratti frustrante. Tiziana Aristarco ha dimostrato di saper essere un capitano integerrimo ed ha così condotto la nave in porto, con grande capacità e totale lucidità. Ci ha trasmesso sicurezza, serenità.

In quanto socio fondatore di U.N.I.T.A. , cosa ti auguri, un domani, per una futura ripresa in attività dei teatri?

L’intento, con UNITA, è quello di riconoscere una dignità ai lavoratori dello spettacolo, cercando di assegnare un’identità giuridica ad una classe lavorativa che, da sempre, non ha tutela alcuna. Per quanto riguarda invece la mia carica come direttore artistico del Teatro Stabile d’Abruzzo, sto lavorando alla produzione di tutte quelle piccole compagnie locali che altrimenti non avrebbero modo di sopravvivere. È compito di un teatro pubblico, aiutare chi ha bisogno, dando sostegno anche ai tanti talenti emergenti.

Sono trascorsi vent’anni da “L’ultimo bacio”, un film ancora oggi attuale e che riscuote sempre più consensi. Che ricordi hai di quella pellicola?

È stato un film che ha unito tre generazioni, rendendoci una visione della vita a tratti scomoda, ma pur sempre realistica. È stato anche un grande trampolino di lancio per un gruppo di attori che ancora oggi si stimano, si voglio bene. Un film che ha permesso al mondo di conoscere un regista talentuoso come Gabriele Muccino, capace di raccontare la famiglia in ogni sua sfaccettatura, tra le pieghe più profonde e nascoste.

Giorgio Pasotti

Giorgio Pasotti (Photo: Management TNA)

Due pellicole all’attivo come regista: “Io, Arlecchino” e “Abbi fede”. Possiamo aspettarci una nuova prova da regista? 

Spero di si, anzi certamente!

Chi è oggi Giorgio? Consapevolezze, sensazioni e quanto altro.

Sono di certo una persona ed un attore migliore. Un uomo maturo, che ha fatto di tutte le sue esperienze un bagaglio per la vita.  Ho imparato tanto, sbagliato il giusto, vissuto momenti up and down ma, non ho mai perso il mio entusiasmo, la determinazione a migliorare.

Ringraziamo Giorgio Pasotti per questa intervista. Seguilo sul suo account Instagram ufficiale.

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