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Perché l’Armani Olimpia Milano è la squadra di basket più forte d’Italia

Oggi la squadra è prima in classifica nel campionato italiano e terza in Euroleague

L’Armani Olimpia Milano al momento è prima in classifica nel campionato italiano e terza in Euroleague.

Nonostante i problemi dovuti al Covid e le tante partite a calendario, l’Armani Olimpia Milano sta disputando una stagione molto buona; vediamo di scoprire le ragioni per le quali finalmente Milano è tornata ai vertici continentali.

Nel 2008, quando il Gruppo Armani rilevò la maggioranza dell’Olimpia, la società non navigava certo in buone acque: da anni non arrivava nelle zone alte della classifica e il giocatore simbolo, Danilo Gallinari, aveva appena deciso di volare in NBA dai New York Knicks.

I progetti di ricostruzione erano ambiziosi, come giustamente pretese Giorgio Armani, la cui liquidità gli avrebbe consentito di “comprare” grandi giocatori e coach vincenti. Armani ha preferito costruire un percorso che doveva portare la società ai vertici nazionali e internazionali in pochi anni, seguendo valori e comportamenti basati sulla massima trasparenza e correttezza.

Ma non sempre i piani vanno come previsto: a quell’epoca in Italia dominava la Mens Sana Siena di Minucci, squadra che vinse ben 6 titoli italiani. In seguito si scoprirono illeciti gravissimi che portarono la FIP a revocare gli scudetti e le coppe nazionali vinte e alla radiazione di Ferdinando Minucci.

Livio Proli, manager del Gruppo Armani, venne nominato Presidente della squadra di basket milanese e portò i sistemi gestionali della moda nello sport.  Purtroppo però i due mondi sono molto diversi, quasi all’opposto: nella moda c’è molta soggettività e gli “influencer” hanno un grande peso nel determinare il successo di uno stile o di un marchio, mentre nello sport contano i risultati, nel basket bisogna “buttarla dentro”, come si dice in gergo.

Nel 2014 Livio Proli fu nominato “Executive of the Year” da Euroleague, ma l’Olimpia targata Armani non riuscì mai a entrare nelle Final 4 di Euroleague e vinse solo uno scudetto, nel 2014.

La strategia sembrava quella di cercare coach e giocatori dei team che erano più performanti, ma senza “chimica” e dopo vari cambi di giocatori e di allenatori, sempre alla ricerca del mix vincente, si arriva all’epilogo della gestione Proli, il quale aveva scelto Simone Pianegiani (ex coach della Mens Sana vincente). I risultati non arrivavano, malgrado i generosi budget messi a disposizione della proprietà. Si parlava di spogliatoio spaccato, giocatori individualisti, coach incapace di gestire giocatori dalla forte personalità, presidente che entrava nella gestione del team (caratteristica peraltro molto comune nello sport).

Ettore Messina, head coach AX Armani Exchange Olimpia Milano dal 2019

La ricerca di chi possa finalmente dare la svolta porta a uno dei coach europei più blasonati, vincenti e d’esperienza: Ettore Messina. Messina rientra in patria dalla NBA e gli viene offerta la posizione di Presidente della squadra Armani Olimpia Milano, con pieni poteri.  Il Presidente però non può sedersi in panchina e quindi Presidente viene nominato un uomo di fiducia di Giorgio Armani e manager del gruppo, Pantaleo Dell’Orco.

A Messina viene data la carica di “President Basketball Operations”, in pratica responsabile di tutta l’organizzazione del team e non solo allenare e gestire la squadra. A questo punto, siamo nell’estate del 2019, inizia la trasformazione che ha portato ai risultati di oggi.

Messina è un professionista internazionale, ha allenato in Italia, in Europa (Mosca e Madrid) e in NBA (Los Angeles e San Antonio). Dal 2014 è stato assistente di Popovic agli Spurs, dove ha perfezionato il suo pragmatismo e le capacità gestionali indispensabili per il nuovo ruolo a Milano.

Messina ricostruisce completamente l’organizzazione societaria, ad iniziare dal General Manager, Christos Stavropoulos, proveniente dall’Olympiacos e via via giocatori e staff.

Già dalla palestra di allenamento si vede la rivoluzione: grande ordine e razionalità, metodologie innovative per gli allenamenti, con sistema di registrazione video per valutare movimenti e performances dei giocatori, spogliatoi molto accoglienti e organizzati, logistica e supporto ai giocatori come solo in pochi grandi team europei e in NBA si è soliti vedere.

 

 

 

Festeggiamenti dei giocatori della AX Armani Exchange Olimpia Milano: Luis Scola abbraccia Sergio Rodriguez dopa avere battuto il Bayern Monaco.

L’Olimpia targata Armani è sempre stato un club serio e affidabile per i giocatori, e il nome e la fama di Messina hanno fatto sì che il club iniziasse ad essere appetibile anche ai top players internazionali.

Ma a fronte di un’organizzazione impeccabile, Messina chiede un impegno in allenamento e in partita ai massimi livelli. Concentrazione massima, sempre. Gli errori non sono tollerati. I metodi non sono semplici, la sua gestione è talvolta rude, e come ha detto un suo giocatore, “bisogna ascoltare ciò che ti dice il coach, non come lo dice”.

Durante i suoi clinic ai giovani allenatori Messina lo ripete spesso: “io per i giocatori sono un rompiballe, ma gli traduco la difficoltà della competizione, stresso i giocatori affinché in allenamento abbiano la pressione che poi ritroveranno in campo col pubblico che li fischia, arbitri che non vedono e un avversario che li spintona.

Solo così possono competere ai massimi livelli”. È chiaro che poi gli allenamenti non sono una passeggiata, la pressione è altissima, al punto che un paio di giocatori allenati da top coaches quali, appunto, Ettore Messina e Zeljko Obradovic, ci hanno confessato che talvolta, a fine sessione, provano un forte senso di nausea e spossatezza mentale, non solo fisica, al limite del vomito. Il perfezionismo è davvero tanto e lo si vede in campo: le gerarchie sono chiare, i ruoli ben definiti, chi performa gioca, chi sbaglia viene immediatamente sostituito. Non c’è spazio per gli errori. Lo stress è elevato e i giocatori devono sempre farsi trovare pronti e performare.

Pensiamo ai giovani italiani arrivati quest’anno alla corte di Messina: Davide Alviti, Gianpaolo Riccie Tommaso Baldasso. In una squadra di stelle e top players internazionali, fanno fatica a guadagnarsi la fiducia del coach. Ma hanno imparato in fretta a farsi trovare pronti e a dare un contributo importante quando chiamati in campo.  Vige la meritocrazia, come dovrebbe essere ovunque e non solo nello sport.

L’Armani Olimpia sta giocando una stagione molto buona, nonostante i problemi dovuti al Covid e le tante partite a calendario. Manca un “ingrediente segreto” al mix di caratteristiche che abbiamo sin qui elencato, ed è un fattore “soft”, come spesso accade, non facile da replicare, non si può comprare, bisogna crearlo e coltivarlo e richiede tempo. Questo fattore “K” è lo spirito di squadra, il cosiddetto “spogliatoio”, l’abnegazione dei singoli per la squadra, l’amicizia in campo e fuori, la comunione di idee e di obiettivi, il supporto reciproco.

Kyle Hines (AX Armani Exchange Olimpia Milano) esempio di giocatore versatile multiruolo

 

Tutto questo Messina lo sa ed ha propiziato la creazione di questo spirito ingaggiando giocatori che già lo conoscevano bene: Hines, Scola e Rodriguez, ma anche Datome, Melli e altri. Ed ha lasciato andare un top score come Mike James, MVP di Euroleague nel 2019  ma assolutamente non adatto alla mentalità voluta dal coach.

Un episodio ha forse segnato la “rottura del ghiaccio” all’interno della squadra: nel 2020 l‘Armani Olimpia gioca a Madrid col Real e vince giocando bene. Il rientro a casa fu però ritardato a causa di una forte nevicata che quella sera bloccò l’aeroporto  della capitale spagnola e la squadra fu costretta a fermarsi la notte a Madrid.

Il “Chacho” Rodriguez narrò che i giocatori si ritrovarono inaspettatamente tutti assieme a cena in hotel, senza mogli e fidanzate, solo loro. Lui ordinò del buon vino e gli animi si sciolsero, i giocatori ebbero modo di conoscersi meglio, di fraternizzare e da allora sono ancora più coesi in campo. Lo si vede da come si aiutano, si cercano, si sostengono, si abbracciano. Non ci sono le “fazioni” che invece erano forse presenti in passato, i gruppi spesso omogenei per nazionalità, slavi con slavi, italiani con italiani e statunitensi tra di loro. Le spaccature poi si vedono in campo.

Messina è uno dei grandi seguaci della teoria che le partite si vincono in difesa e difendere costa in termini atletici, di concentrazione e di falli. E richiede sacrificio, “talvolta devo difendere sull’avversario sfuggito al mio compagno e rischio di fare fallo (e compromettere la mia permanenza sul terreno di gioco…) per sopperire alla mancanza di un mio compagno”.

Tante volte abbiamo assistito, in passato, a difensori che non intervenivano con decisione dal lato debole, che non si sacrificavano in difesa. Oggi invece la difesa di Milano è il peggior incubo di qualunque squadra avversaria: pressione sulla palla, mani addosso, aggressività e aiuti continui, cambi frequenti, raddoppi, aiuti dal lato debole, collassi in area, cambi tattici, ecc. Tutte azioni che richiedono grande sacrificio e disponibilità a stancarsi in difesa per la squadra. Ma lo fai perché sei certo che anche i tuoi compagni lo faranno.

Giovani e campioni affermati della AX Armani Exchange Olimpia Milano si supportano con grande spirito di squadra

 

Una delle caratteristiche della difesa Armani Olimpia è il frequente cambio sui blocchi: questo implica che sovente un giocatore “piccolo” si ritrova a marcare un lungo e viceversa. Senza entrare in dettagli che il lettore probabilmente conosce molto bene, è ovvio che Messina ha scelto giocatori con caratteristiche adeguate al tipo di difesa che predilige, quindi molto flessibili e adattabili a vari ruoli.

Oggi vediamo Melli marcare ali e centri avversari, Hines portare palla e marcare un play, Mitouglugiocare spalle a canestro e tirare da 3! È il basket moderno, ma non basta. Messina è molto rigido con se stesso e coi giocatori e, come lui stesso ammette, gli manca e invidia l’esperienza da giocatore che invece hanno molti suoi colleghi. Pensiamo a Sacchetti, Obradovic, Jasikevicius, allenatori al top con importanti esperienze da giocatori. E allora ecco la mossa da President Basketball Operations: si fa affiancare da Gianmarco Pozzecco, a suo tempo ottimo playmaker, caratterialmente esattamente opposto a lui, ma forse per questo complementare e utile a “umanizzare” e rendere più soft la gestione dei giocatori, aspetto in cui il Poz è maestro.

 

Come finirà la stagione? Difficile a dirsi, le variabili sono tante. In primis l’alto numero di partite che la squadra è costretta a giocare causa il doppio impegno campionato e Euroleague. A ciò si aggiungono le forzature dovute al Covid, con incontri rimandati e poi riprogrammati a ridosso di altri, per cui gli infortuni sono tanti, troppi e il tempo per preparare le partite scarso.

Ettore Messina, head coach AX Armani Exchange Olimpia Milano, indica la strada per vincere

 

Ma dall’arrivo di Ettore Messina la squadra di Giorgio Armani non ha solo il budget più alto tra i team italiani, ma anche un’organizzazione all’altezza delle ambizioni e senza pari in Italia e gioca una difesa mai vista prima a Milano e, forse, in Italia!

Foto ed articolo a cura di Savino Paolella per LiveMedia24/LivePhotoSport

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