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Rovazzi: il giusto compromesso per la sua “battaglia”

E’ il Fabio Rovazzi di Andiamo a comandare, brano edito nel 2016 che lo portò al successo. Il Rovazzi che si è formato attraverso i social e che così pian piano si è fatto notare sempre più nell’ambito musicale. Il Rovazzi che da qualche tempo si batteva per una piccola “battaglia” personale, ed oggi, 27 ottobre, ha raggiunto il giusto compromesso ed è finalmente riuscito nell’impresa di gestione degli inserimenti pubblicitari nei suoi videoclip.

Rovazzi: il giusto compromesso per la sua "battaglia"

Queste le parole dell’artista:

«Il Garante per la comunicazione ha archiviato il procedimento relativo alla gestione degli inserimenti pubblicitari nei miei videoclip.

Sono felice per una serie di motivi: il primo è che siamo arrivati a un’intesa che fa giurisprudenza con un accordo equo che non rovina i video; Anche a livello Europeo questi sono equiparati a opere cinematografiche, ma fa chiarezza sulle inserzioni pubblicitarie anche se mancano ancora normative chiare e linee guida.

Proprio per questo mi sono battuto fin da subito non solo per una giusta causa. Allo stesso tempo volevo farmi portatore di un interesse collettivo; Essere l’apripista di una materia tutta da disciplinare, per la quale non avrebbe avuto alcun senso sanzionare gli artisti solo per ottenere una cassa di risonanza mediatica. E meno che mai me, che ho sempre indicato gli “sponsor” a fine video.

Alla luce di queste considerazioni, con il Garante, abbiamo individuato una modalità da me proposta per fare chiarezza sull’inserimento di contenuti pubblicitari; Abbiamo trovato un modo per renderli chiari al consumatore, senza stravolgere i videoclip. Esattamente come avviene per le opere cinematografiche. Insieme al mio avvocato abbiamo infatti raggiunto un giusto compromesso che prevede l’inserimento dell’avvertenza nei titoli di coda.

Questo serve a contemperare diversi interessi; Quello di non “sporcare” il video in primis. Ma anche di essere trasparenti con gli utenti e di evitare confusione su cosa sia sponsor e cosa no. Per esempio, se indosso un mio orologio, per intenderci da me semplicemente acquistato, in un video, quello non può sicuramente rientrare fra i cosiddetti “product placement”.

Sono contento di essere il primo artista italiano a far passare questo messaggio, mantenendo intatta l’integrità delle opere. Ne approfitto per togliermi un sassolino dalla scarpa nei confronti del presidente dell’Unione Nazionale Consumatori che qualche mese fa si era lasciato andare ad accuse pretestuose e, alla luce di questo accordo, totalmente infondate. E colgo l’occasione per ringraziare chi nell’Antitrust in questi mesi ha lavorato fra incontri e audizioni insieme al mio team legale per arrivare a questo importantissimo accordo.»

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