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La scultura della Capra Amaltea non è più di Bernini

Il nuovo catalogo ragionato delle sculture della Galleria Borghese cura di Anna Coliva non attribuisce più la scultura della Capra Amaltea a Giovanni Bernini.

Il nuovo catalogo ragionato delle sculture della Galleria Borghese cura di Anna Coliva non attribuisce più la scultura della Capra Amaltea a Giovanni Bernini.

Pubblicato da Officina Libraria affronta lo studio delle sculture moderne, comprendendo anche opere di arte antica che hanno subito in epoca moderna restauri, trasformazioni e reinterpretazioni.

Il nuovo catalogo da una parte mette a fuoco il raffinato e ricercato gusto collezionistico dei Borghese, tipico degli anni a cavallo tra Cinquecento e Seicento; dall’altra riflette gli avvenimenti della collezione.
Le approfondite ricerche hanno portato in alcuni casi anche novità su datazioni e attribuzioni, alcune delle quali di notevole rilievo.


La Capra Amaltea.

La novità più eclatante, ma non condivisibile, è senza dubbio l’espunzione dal catalogo delle opere di Giovan Lorenzo Bernini della «Capra Amaltea», riferita ora in modo generico a «scultore ignoto».

L’opera fu attentamente descritta da Joachim von Sandrart nel 1675 come primo lavoro del famoso artista. La citazione del Sandrart non è da sottovalutare. Lui la vide nel 1628-29 in occasione del suo soggiorno a Roma. In quel tempo Bernini era all’apice della sua fama e quindi difficilmente avrebbe potuto considerarla dell’artista se questo non fosse stato vero.

Secondo Coliva il fatto che l’opera non venga riferita a Bernini dalle fonti berniniane (le biografie dell’artista e le antiche guide di Villa Borghese) «resta l’elemento di massima criticità circa l’attribuzione all’artista».

Le considerazioni avanzate da Roberto Longhi Irving Lavin sono a favore dell’autografia berniniana. Inoltre Marcello Fagiolo ha fatto notare che la Capra, gira il proprio capo all’indietro. Verso Giove Bambino che sta mungendo le sue poppe, con un’espressione di intenso godimento. Una sottile trovata ironica che solo Bernini, con il suo spirito arguto, poteva avere. Così come solo lui poteva ornare il piedistallo del «Busto di Antonio Barberini», un illustre antenato di Urbano VIII assassinato a Roma nel 1559, con un’ape scuoiata.

fonte: Giornaledellarte.

A cura di Serena Maddalo per LiveMedia24.

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