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UN ANNO DIFFICILE: la recensione

Presentato al Torino Film Festival l'ottavo film per i registi francesi Eric Toledano e Olivier NaKache

L’idea del film

Presentato al Torino Film Festival sabato 25 novembre, fuori concorso, Un anno difficile arriva nelle sale italiane il 30 novembre. E’ l’ultimo divertente film dei registi francesi Eric Toledano e Olivier NaKache, conosciuti ai più per Quasi Amici, film campione di incassi nel 2011.

L’idea nasce ai due registi in piena pandemia, in una realtà  ferma e sospesa. Il  punto di partenza è un video trovato in internet  di eco attivisti che cercano di impedire l’accesso ad  acquirenti scatenati  in un grande magazzino. Nello script del film, le prime scene riprendono due mondi contrapposti, da un lato un gruppo di giovani molto determinati a contrastare il consumismo sfrenato, motivati da una profonda ansia per il futuro irrimediabilmente catastrofico; dall’altra l’ondata dei fans dello shopping, disposti a tutto pur di accaparrarsi oggetti del desiderio nel giorno del Black Friday. La sfida dei due protagonisti Bruno (Pio Marmai) e Cactus (Noémie Merlant), vicini in un corpo a corpo contrapposto, è quasi un movimento di  danza, una sorta di valzer in cui “non si sa dove mettere i piedi” (Olivier Nakache).

Sinossi

Albert e Bruno, sono due simpatici scrocconi sempre al verde. Dopo l’assalto del Black Friday, diventano amici in modo alquanto insolito. Nel tentativo di imbucarsi a un aperitivo si trovano coinvolti nelle attività di un gruppo di ecoattivisti. Conoscono Cactus e tutti gli altri giovani ecologisti. Tra inganni, maldestri sotterfugi e gangherate azioni di protesta, per i due amici sarà forse l’occasione di redimersi e rimettere ordine nelle proprie vite.

Ottavo film

Un anno difficile è l’ottavo film di Eric Toledano e Olivier Nakache. Ispirato al genere della commedia Italiana di grandi maestri come  Monicelli, propone al pubblico personaggi sgradevoli e problematici. I due amici Albert e Bruno sono pieni di debiti, sempre al verde, vivono in modo precario senza legami familiari che sono stati irrimediabilmente distrutti. La loro vita è fatta di espedienti per procurare denaro che viene poi speso in modo compulsivo. Opposto è lo  stile di vita di Cactus e del gruppo ecologista in cui vige pura essenzialità. Al vuoto dei valori capitalistici si contrappone il vuoto delle abitazioni in cui si cerca di eliminare il superfluo fino ad un minimalismo estremo.

In conferenza stampa il regista Olivier Nakache cita Romain Gary : “L’umorismo è la prova della superiorità dell’uomo rispetto a ciò che gli accade”. dichiara inoltre” Da Ettore Scola a Dino Risi, il cinema italiano degli anni ’70 aveva la capacità geniale di ridere dei guai che si accumulano giorno dopo giorno. Una filosofia ripresa da Yves Robert e Claude Lelouch in L’avventura è l’avventura, ad esempio. Durante una delle nostre anteprime, una spettatrice ci ha detto che quella che rappresentavamo
era una sfortuna gioiosa”.
Attraverso un registro ironico, farsesco, sempre gioioso, il film mostra alcune incongruenze della realtà di oggi con sguardo indagatore ma privo di giudizio. Quale è il futuro dell’umanità? In quale direzione si potrà procedere. Se l’immagine filosofica del ponte attraversa tutto il film, su quale sponda ci si dirigerà?

Conclusione

Il film ha il merito di far riflettere sulle contraddizioni del nostro tempo in modo leggero e bonario. Capitalismo sfrenato ed ecologismo rigoroso vengono messi a confronto. La rosa dei personaggi è davvero colorita: i due amici Albert e Bruno non sono certo dei modelli positivi, accanto a loro Cactus, figura femminile preziosa e delicata oltre ad una serie di personaggi minori rappresentati  non solo da attori. Nel corso del film lo spettatore può chiedersi se davvero il dualismo tra bene e male sia sempre netto o se invece l’uomo in quanto tale, anche quando rappresenta un modello positivo, possa celare contraddizioni e lati oscuri su cui possiamo riflettere in modo leggero e consapevole.

A cura di Emma Borella per LiveMedia24

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