Massimo Viglietti: chef stellato da oriente ad occidente

Massimo Viglietti: uno chef stellato che abbraccia oriente ed occidente.

Tantissimi sono gli elementi da dover impilare correttamente per poter esporre una buona panoramica esplicativa del personaggio di oggi!

Chiamiamolo personaggio Massimo Viglietti  perché… un uomo uno stile di vita, un nome un programma, la sua cucina una rocambolesca sferzata di gentilezza.

Lo chef Massimo Viglietti (Foto: Alberto Blasetti)

 

Andiamo per gradi, non vorremmo perderci qualche per la fretta.

Un uomo, uno stile di vita.

Massimo Viglietti è alessino – 60enne, di aspetto deciso e dinamico, massiccio: ben piazzato. Rasato con cresta brizzolata, anello al lobo sinistro, sguardo con guizzo veloce e… un sorriso velato di gigante buono semi-incorniciato da pizzetto. Lo definiresti uomo tutto d’un pezzo: passione e rigore sono i primi segnali che avverti incontrandolo. Capisci subito che è un ribelle – non quanto perché non rispetta le regole ma perché è determinato ad “andare avanti” rompendo gli schemi dell’ordinarietà e della staticità.

La mia Liguria

Legatissimo alla sua Liguria – sia perché ci è cresciuto, sia per i prodotti della terra, forse a questi ultimi lo è maggiormente. Romano di adozione, per lavoro. Viglietti fin da piccolo ha dimostrato di essere talentuoso e creativo, altrettanto timido e sensibile. Una commistione di caratteristiche e emozioni tale da renderlo nel tempo un genio… “stellato”!  Riferisce sincero e asciutto: “Oggi, vuol dire LIBERTA’ questa cresta: libertà di scegliere equivale per libertà di essere.” E poi, non si vedeva con pochi capelli sparsi solitari, quindi ha scelto.

Un nome, un programma.

“Quando qualcuno ti critica per quello che stai facendo in quel determinato momento, sai che sei nel giusto! Perché la controparte si espone: vuole capire cosa stai cercando di fare, dove andare, cosa realizzare e proporre.”C’è da imparare stando ad ascoltarlo.

Ha contribuito a disegnare la storia della cucina italiana, facendo lo chef ad alti livelli. Di prima impressione può essere estroso e bizzarro ma a tavola sa avvolgere e coccolare i suoi ospiti come nessuno mai. E così è anche quando si racconta.

Passando per Roma
(Foto: GamberoRosso)

Parla del suo passaggio da casa a Roma: città storica, iconica e istrionica che, nonostante sia sempre in fremito e spesso sembra non aver tempo o voglia di fermarsi, nonostante sia perennemente eterna , gli dà la possibilità di potersi esprimere per come lui veramente è, specialmente ai fornelli. Sintetico e sinergico: “Noi che facciamo cucina possiamo essere considerati degli artigiani che si donano ai propri commensali: una parte di noi entra in contatto con altre persone per dar loro piacere e benessere e questo ci rende già soddisfatti e felici!”.  Scorgi intimità ascoltandolo: si fiuta quel desiderio di voler essere liberi e compresi – è  tanto disarmante la semplicità di esprimersi quanto profonda l’interiorizzazione manifestata del concetto esposto. Ha perfettamente ragione: chi non ha un inteso ricordo emotivo per un’esperienza di tavola fatta con lui,

 

Ha sempre pensato in grande: arriva anche il nostro chef ligure – come  tanti suoi colleghi – dal ristorante di famiglia, luogo considerabile la sua personale ludoteca d’infanzia – “… giocavo con pasta fresca e gnocchi. Qui, comprendendo che non sarei mai potuto diventare astronauta, ho deciso di diventare uno chef!” Col tempo, crescendo, investendo studio, lavoro, impegno e dedizione, ha unito al gioco la sua amata passione. Questa sua personale ricetta (se così vogliamo chiamare il suo percorso di crescita) lo ha reso uno chef capace di proporre sempre proposte culinarie nuove sia in chiave creativa che innovativa, senza negare le sue radici.

TAKI OFF: la sua cucina, una rocambolesca sferzata di gentilezza.

Strana definizione è uscita ma nel sentire la sua storia – la storia della sua nuova avventura di ristorazione romana – sono uscite dalla punta della penna ’ste parole in contrasto: rocambolesca – sferzata – gentilezza. Il comune denominatore è solo uno e lo possiamo ben intuire ovvero… trasformazione.

Lasciato un posto stellato e di alto prestigio – il ristornate Achilli al Parlamento è stat la sua casa per 5 anni – lo chef Viglietti sa che non ha mai nulla da perdere, bensì sempre da guadagnare: in ricchezza di conoscenza, esperienza e perché noh! avventura… la stessa da dove “riparte”. Dopo un laboratorio sperimentale al conosciutissimo e apprezzatissimo ristorante del Sol Levante a Roma – TAKI, la scorsa primavera avvia un locale davvero esperienziale sotto tutti i punti di vista.

(Foto: GamberoRosso)

L’offerta si potrebbe definire seducente: intanto per andare ad assaggiare la sua cucina devi andare al notissimo TAKI di Roma e – una volta arrivati, fingendo una deviazione nel cammino… – ti accomodi semplicemente al TAKI Off (il ristorante, nel ristorante!): pochi posti, niente tavolate e tanti camerieri…

Progetto spaziale: anticonformista e ambizioso, specialmente se pensiamo al periodo pandemico in cui è ‘esploso’ veloce come una nuova stella! Si, perché ha dell’onirico lo spaccato di vita che ti puoi regalare andando a mangiare vis-a-vis con Massimo: già, è cucina a vista!

 

 

Il viaggio che ti avvolge

Ti avvolgerà con la sua musica in sottofondo e ti condurrà in un viaggio di colori, sensi e sapori senza un programma di bordo reimpostato e senza distrazioni alcune… ecco torna l’intimità che prima si accennava. Ti sentirai accompagnato passo-passo in questo cammino, il menù è una continua sorpresa e scoperta: visioni nobili e intrecci combinati di gusti e consistenze di una cucina gourmet pensata nella fusione tra Giappone e Mediterraneo, supportata tuttavia da grande apertura mentale.

Provare, opss… gustare per credere e goderne! In un battibaleno ti sposti dalla rassicurante cucina tradizionale ad un etero viaggio in paesaggi sconosciuti… al palato e all’essenza del sè!

Yukari 

“Con Yukari  –  proprietaria col marito Onorio Vitti del TAKI – siamo riusciti a realizzare quanto pensato. Un posto non solo dove mangiare – il TAKI Off di Piazza Cavour –  ma posto esperienziale  di ricerca e scoperta di nuovi spazi mentali, accompagnato da buona musica. Un luogo di incontro e condivisione per chi sogna e chi naviga: questa sorta di unione tra aria e mare, tra cielo e terra. Sentirsi sicuri come a casa senza pregiudizi e lasciandosi abbandonare al nuovo e al non conosciuto per farsi conquistare.”

Incredibile esperienza, unica!

Intervista a cura di Guglielmo Arnulfo (www.moderngastronomy.it)

Servizio di Monica Gazzetto (www.livemedia24.com)

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