“Un milione di cose da dirti”: il nuovo brano di Ermal Meta premiato al Festival di Sanremo contenuto nel suo album “Tribù urbana”

Ermal Meta è salito sul podio del Festival di Sanremo con la canzone “Un milione di cose da dirti” che fa parte del suo attesissimo album “Tribù urbana”

Ermal Meta, ha portato il brano “Un millione di cose da dirti” al festival di Sanremo.

Un milione di cose da dirti” è il nuovo brano di Ermal Meta, cantautore, compositore e polistrumentista albanese naturalizzato italiano. Con questa canzone è salito sul podio classificandosi terzo, e ha ottenuto il Premio “Giancarlo Bigazzi” per la migliore composizione musicale alla 71° edizione del Festival di Sanremo.

L’artista ha fatto questa scelta perché nel suo percorso a Sanremo non ha mai cantato una ballad, e perciò ha ritenuto che fosse la cosa più giusta portare quella che ha definito una canzone semplicissima dal ritmo lento.

“Naturalmente non mi sento un pesce fuor d’acqua a portare a Sanremo una canzone d’amore. Sembra che questo tipo di pezzi stiano stiano solo al Festival. Forse è anche vero, ma io ne ho scritte tante sull’amore, perché mi piace trattare questo argomento sotto diversi aspetti.”

Dopo il trionfo nel 2018 con “Non mi avete fatto niente“, l’artista ha dichiarato in conferenza stampa di non avere grande aspettative per quest’anno: “Partecipo con uno spirito completamente diverso, un proposito esclusivamente musicale. Il palco dell’Ariston è l’unico palco dove si possa cantare e fare musica dal vivo. Perciò voglio solo salire sul palco e cercare di cantare al meglio la mia canzone e la cover. Non ho un milione di cose da dire sotto forma di messaggio. L’unica cosa che mi interessa è che chi mi ascolta possa emozionarsi insieme a me perché sicuramente sarò molto emozionato. Questa è forse l’unica cosa che voglio dire. Perché l’emozione riesce ad attraversare anche uno strato di pelle molto duro”

Nonostante questo, mercoledì 3 marzo, con la sua prima esibizione di “Un milione di cose da dirti” si è aggiudicato la prima posizione nella classifica provvisoria del Festival, data dalla votazione della Giuria Demoscopica.

 

Ermal Meta

Nella serata di giovedì 4 marzo invece ha interpretato “Caruso“, celebre brano del 1986 di Lucio Dalla. Ha scelto una canzone che gli era stata sconsigliata da tutti: “Io sono fatto così. Vado anche contro a quello che può essere un consiglio saggio. Magari sbaglierò ma mi ci voglio misurare, non con Lucio Dalla ma con la canzone”.

Durante l’esibizione è stato accompagnato dalla Napoli Mandolin Orchestra. L’artista voleva che nell’arrangiamento della canzone ci fosse la presenza dei mandolini per indicare la napoletanità che la canzone rappresenta. E’ stato il maestro Diego Calvetti, che ha diretto l’orchestra per Ermal, a proporgliela.

“Io sento un legame molto forte con Napoli, anche se non c’è una ragione chiara per questa cosa. La prima volta che ci sono andato mi sono sentito a casa. Perciò sono convinto che chi non capisce Napoli non può capire neanche me, anche musicalmente”

In questo festival diverso dal solito caratterizzato dall’assenza del pubblico, Ermal Meta ha fatto notare che lo sforzo più grande non è stato quello dei cantanti, bensì quello dei conduttori: “Di sicuro cantare davanti ad un teatro vuoto è un po’ strano soprattutto per chi è abituato a cantare davanti alla gente. Ma in particolare all’interno del Festival la platea è sempre stata molto accesa, o almeno fino ad una certa ora. In questa edizione il ruolo più difficile non è quello dei cantanti, perché noi stiamo sul palco per tre minuti e mezzo, ma dei conduttori, Amadeus e Fiorello, che devono stare per ore a parlare con delle sedie vuote. Perciò la mia solidarietà va a loro.”

“Un milione di cose da dirti”, ma non ti dico niente

Ermal Meta

“Avrei un milione di cose da dirti ma non dico niente, perché credo che la canzone sia un messaggio chiaro. Ho già detto così tanto nelle strofe che hai già capito quello che volevo dirti.”

“Un milione da cose da dirti” è una “semplicissima canzone d’amore” dal sound essenziale. Scritta da Ermal Meta assieme a Roberto Cardelli per la musica, è fatta di pochi accordi che, partendo da qualcosa di personale, riesce a risuonare anche a livello universale. Invece di utilizzare due nomi precisi per definire le due persone protagoniste dell’amore di cui parla, il cantante ha scelto di utilizzare due personaggi, Fanale e Sonagli, che compaiono ripetutamente nel testo.

“Il tuo viaggio io
la mia stazione tu
e scoprire che volersi bene
è più difficile che amarsi un po’ di più
è la mia mano che stringi, niente paura
e se non riesco ad alzarti sarò con te per terra
avrai il mio cuore a sonagli per i tuoi occhi a fanale”

 

Per realizzarla il cantante ha immaginato di trovarsi non sul palco ma nella platea facendo finta di essere parte del pubblico. Si è messo quindi nei panni di chi lo ascolta ai suoi concerti per creare una canzone che possa essere cantata a squarciagola, realizzando un pezzo contenente tutte le emozioni che lui ha provato.

“E’ una canzone che ho scritto 3 anni fa mentre stavo attraversando un periodo particolare di forte solitudine. Era da poco iniziata la mia carriera da solista e la mia vita era piena di piccole e grandi scosse di assestamento. Avevo un blocco emotivo interiore e l’unica cosa che potevo fare era scrivere una canzone per potermene liberare. Avrei voluto dire un sacco di cose in quel momento e perciò mi sono messo in gioco parlando con qualcuno che non c’era e probabilmente per questo motivo sono riuscito a scrivere in maniera aperta.

L’ho scritta in 10 minuti; l’ho praticamente vomitata in maniera istantanea. E’ una canzone d’amore verticale, una semiretta che parte ma non sai dove andrà a finire. Verticale perché so che parte da qui e sale verso l’alto e se ha una fine non la vedo perchè non è un segmento. E’ una canzone che voglio lasciare aperta: non è il classico felice e contenti ma la rappresentazione di un amore che per me ha la gioia della consapevolezza di aver avuto qualcosa di importante. Un amore che non pone nessun tipo di attenzione verso il dolore per averlo magari anche perso ma semplicemente ha la felicità per quello che si ha avuto”

Da giovedì 4 marzo è inoltre online il video ufficiale di “Un milione di cose da dirti“, diretto da Tiziano Russo. Un video in linea quello di “No satisfaction” che dimostra l’attenzione che l’artista sta riservando anche alla parte estetica della canzone, nonostante ritenga sempre come principale il contenuto della canzone stessa. Infatti viene rappresentata una metafora interessante. All’inizio l’artista canta e suona il pianoforte in una stanza che sembra avere vita propria, in cui gli oggetti tremano e cadono come se ci fosse un terremoto e scende la neve dal soffitto.

Questa in realtà, alla fine, si rivela essere l’interno di una palla di neve. Il punto di vista è quindi quello di un uomo anziano che, con grandi occhi azzurri a fanale, la sta osservando per poi sistemarla su un ripiano assieme a numerosi orologi. In più dal cartellino che si può vedere negli ultimi secondi del video si potrebbe pensare ad un negozio d’antiquariato.

Link per vedere il video di “Un milione di cose da dirti”:

https://youtu.be/sC7UluoMaWY

https://smi.lnk.to/unmilionedicosedadirti

L’album: “Tribù Urbana”

La copertina di “Tribù Urbana” l’album  di Ermal Meta in cui è contenuto il singolo “Un millione di cose da dirti”

Tribù urbana” è il nuovo atteso album di inediti di Ermal Meta che uscirà venerdì 12 marzo. Il nome indica non una tribù intesa come gruppo di persone ma come qualcosa che non esiste fisicamente e che lega tutti gli esseri umani nella tendenza di restare uniti.

“Il titolo mi è venuto in mente una volta che ho finito di ascoltare tutte queste canzoni. Da sempre gli esseri umani devono stare vicini. Dapprima in gruppi, poi tribù, villaggi fino ad arrivare alle città. Ma in realtà ultimamente continuiamo sempre ad essere una tribù. Perché la tribù è l’anima che unisce le persone, come un filo che ci collega. Le nostre città sono diventate sempre più diversificate, ci sono sempre più colori diversi, tante diversità che tendono ad incastrarci l’uno con l’altro. C’è sempre questa dualità, e come avviene in musica si crea quel suono che non esiste che è fatto però dall’insieme di altri suoni.”

Il disco è composto da 11 canzoni. Questa la tracklist: “Uno“, “Stelle cadenti“, “Un milione di cose da dirti“, “Il destino universale“, “Nina e Sara“, “No satisfaction“, “Non bastano le mani“, “Un altro sole“, “Gli invisibili“, “Vita da fenomeni“, “Un po’ di pace“.

Di seguito la descrizione di alcuni dei brani che ne fanno parte.

“Il destino universale”

La canzone “Il destino universale” è un insieme di polaroid di vite di diverse persone in cui protagonista è il destino universale, circolare. Una canzone che parla di quello che avviene ogni giorno e l’unica in cui il cantante cita se stesso.

“Ermal ha 13 anni e non vuole morire
ancora della vita non sa niente tranne
che la vita è importante”

“La mia è una testimonianza. Torniamo sempre sul punto di quello che non si conosce, che fa paura, del diverso. Casa nostra casa loro, terra nostra terra loro, mare nostro mare loro. In realtà io non credo che sia così. Credo che il movimento dell’umanità sia importante, come il sangue che deve circolare. Così avviene anche agli esseri umani e io ne sono la testimonianza. Ho voluto mettere me stesso là in mezzo. Infatti anche io ho lasciato la mia terra a tredici anni e non sapevo assolutamente che cosa mi aspettava. Però sapevo che per un bene più importante io dovevo andare via e quindi ho voluto metterlo nella canzone.”

“Nina e Sara”

Nina e Sara” è un brano che racconta la storia d’amore di due ragazze ambientata nell’estate del 1987 nel Sud Italia, e nasce da una storia personale del cantante.

“Nel 97 quando avevo sedici anni avevo una fidanzatina e lei era molto strana con se stessa e con gli altri. Era un’anima in pena e non ero in grado di capire che cosa lei avesse. Neanche lei era in grado di spiegarlo. Poi ci siamo lasciati e dopo 2/3 anni l’ho rivista felice e fidanzata con una ragazza. Vedendola così diversa e capendo che stava bene ho pensato a quanto lei avesse sofferto. Prima il tabù era talmente forte che non era in grado di ammettere nemmeno a se stessa che a lei piacevano le ragazze. Aveva questa rabbia che si mostrava in un modo forte. Si stava facendo del male da sola a livello emotivo.

A 16 anni ogni cosa che vedi intorno a te ti dice che la direzione è quella e non un’altra e penso che sia una sofferenza terribile. La società non le ha dato gli strumenti per poter comprendere che quello che lei provava non era sbagliato. Questo mi fa una tristezza infinita. Infatti per quanto riguarda i sogni siamo avanti mille anni luce, ambiamo perfino ad andare su un altro pianeta. Però per quanto riguarda ciò che veramente conta come la libertà individuale siamo nel Medioevo. Abbiamo una strada veramente molto lunga da percorrere da questo punto di vista.”

Verso la fine della canzone una delle due ragazze dice all’altra “La felicità non te la posso garantire ma la tristezza te la posso risparmiare”. Si crea quindi una sorta di finale aperto in cui le 2 protagoniste vanno via insieme. Non si sa dove stiano andando e naturalmente prima o poi dovranno fermarsi, ma almeno in quel momento sono andate avanti assieme.

“No satisfaction”

Link all’articolo di Martina Bello: “No satisfaction”: il nuovo singolo di Ermal Meta

“Gli invisibili”

Gli invisibili” è una canzone che Ermal ha scritto dopo un viaggio negli Stati Uniti che ha fatto 2 anni fa in cui ha realizzato vari scatti. Tra questi alcuni sono dedicati agli homeless, i senzatetto, che ha incontrato. Quando si è fermato a parlare con uno di loro, l’uomo gli ha raccontato la storia della sua vita proprio nel giorno del suo compleanno. Ciò che ha colpito particolarmente il cantante era il fatto che la sua fosse una bella storia ma che nessuno l’avrebbe mai ascoltata.

“Una volta qualcuno mi disse: “Cerca di restare invisibile, perché gli invisibili ad un certo punto imparano a volare”

Il pezzo è nato proprio dall’unione di queste due cose e il protagonista è un esercito di invisibili che da questa condizione di essere trasparenti diventano supereroi. Sono loro che salveranno il mondo con atti di pura gentilezza. Perché nessuno da solo può salvare il mondo intero, ma un pianeta intero si può salvare, nella versione quasi apocalittica della canzone, attraverso l’effetto domino della gentilezza delle persone.

“A me è successo di sentirmi e di essere invisibile per tantissimi anni ed è stato anche questo che mi ha spinto a mettermi in proprio dal punto di vista musicale. Nel momento in cui ho iniziato a fare l’autore mi ritrovavo a scrivere tantissime canzoni per gli altri. Mi faceva strano vedere tante interviste dei miei colleghi che raccontavano come era nata quella determinata canzone. Ma l’avevo scritta io e loro non sapevano assolutamente nulla. Non era il fatto che chi le cantava mi avesse fatto qualcosa di male, ma il semplice fatto che non fossi io a raccontarla. Ma dopo tutto non ero nemmeno io a cantarla quindi non era giusto che ne parlassi io. Questo mi faceva soffrire e mi faceva sentire parecchio invisibile. Ad un certo punto ho detto “Basta: voglio cantare le mie canzoni”.”

L’artista: Ermal Meta

Ermal Meta

Ermal Meta è un cantautore, compositore e polistrumentista di origini albanesi che si è poi trasferito in Italia all’età di 13 anni, precisamente a Bari. Essendo sua madre una violinista, entra presto in contatto con la musica classica e cresce accompagnato da questa.

A 16 anni inizia a suonare pianoforte e chitarra e, dopo aver fatto parte di alcuni gruppi, entra negli Ameba 4 come chitarrista. Con loro partecipa al Festival di Sanremo 2006 nella sezione Giovani. Successivamente, quando il gruppo si scioglie, crea il gruppo La Fame di Camilla, con il quale partecipa ad alcuni eventi nazionali tra i quali anche il Festival di Sanremo 2010, sempre nella sezione Giovani.

Con lo scioglimento della band, inizia la sua carriera da autore e nel corso degli anni scrive brani per molti interpreti italiani. Nel 2017 partecipa al sessantesimo Festival di Sanremo nella sezione “Big” con il brano “Vietato morire“, classificandosi terzo. Lo stesso anno pubblica il suo secondo album in studio con lo stesso titolo della canzone, che lo porta a raggiungere il primo posto degli album più venduti in Italia.

Partecipa e vince il Festival di Sanremo 2018 con il brano “Non mi avete fatto niente” in coppia con Fabrizio Moro, e assieme a lui è rappresentante dell’Italia all’Eurovision Song Contest 2018.

Attualmente, nel 2021 è salito sul podio del 71° Festival di Sanremo con il brano “Un milione di cose da dirti” classificandosi terzo, e ha ottenuto il Premio “Giancarlo Bigazzi” per la migliore composizione musicale.

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