Il primo romanzo di Giorgia Surina: “In due sarà più facile restare svegli”

“In due sarà più facile restare svegli” è l’opera prima di Giorgia Surina, attrice, conduttrice, speaker radiofonica e, da qualche tempo, anche abile scrittrice. Un romanzo che vuole fungere da supporto a tutte coloro che hanno intenzione di mettere al mondo un figlio tramite la PMA, la procreazione medicalmente assistita.

Un romanzo, quello realizzato da Giorgia Surina, capace di smuovere gli animi, di fare “rumore”. L’intento della scrittrice, appunto, è quello di portare le persone a porsi le giuste domande, sfatando ogni tabù.

Un’intervista intensa, quella realizzata con Giorgia Surina, che vi consigliamo di leggere attentamente. Allo stesso tempo, vi consigliamo di prestare la giusta attenzione al suo romanzo, “In due sarà più facile restare svegli”. È  di certo importante, al giorno d’oggi, capire quanto sia fondamentale rompere taluni schemi.

Ti ringraziamo per aver accolto l’invito di LiveMedia24, Giorgia, parliamo del tuo primo romanzo, bellissimo e denso di significato, “In due sarà più facile restare svegli”. Un lavoro delicato, che porta molti di noi a sfatare un tabù importante, legato alla PMA, procreazione medicalmente assistita. Come ha avuto vita il tutto?

Si è trattato di una provocazione, di un qualcosa che è scaturito da una conversazione con un’amica. Una donna che, alla soglia dei quarant’anni, ha sentito la necessità di pensare di voler mettere al mondo un figlio da sola. Il tutto, in tal caso, se non avesse trovato un compagno entro un anno. Un monito per me, ai tempi, che mi ha portata a pensare di volerne realizzare un libro trattando un tema importante, affatto banale. Un vero e proprio urlo di dolore, un qualcosa di forte da colmare, aggrappandosi all’ultima chance che la vita può offrirti, te stesso. Di certo una scelta non da piano A, ma è da questo che prende spunto la mia storia, il romanzo che lega la vita di Gaia a quella di Bea e viceversa.

Se di sensazioni si parla, quali sono quelle che ti legano a questo preciso momento storico, a questa tua prima esperienza da scrittrice? 

Al momento vivo emozioni forti, del tutto nuove. Ho sempre pensato di voler scrivere qualcosa di utile, di giusto, se ne avessi avuto l’occasione, un giorno. Una biografia o un qualcosa di simile sarebbe stato sciocco, banale. Volevo, a mio modo, rompere gli schemi, smuovere gli animi giusti, anche attraverso una storia inventata.

Il tuo romanzo è pregno di interrogativi, di domande che non hanno reale risposta. Quale ritieni sia la più importante, quella maggiormente degna di nota? 

Credo sia fondamentale, oggi, porsi la domanda giusta, arrivando così alla risposta più sensata, adatta. Differentemente, porsi domande errate, può portare fuori strada, inevitabilmente. Tutto ciò si sposa alla perfezione con ciò che è insito nel mio libro, ossia: “genitori si nasce oppure ci si diventa? e, se ci si nasce, potrebbe risultare sbagliato provare ad esserlo in una maniera non tradizionale?” Penso che, se si nasce per essere madri, non può essere sbagliato affrontare tale percorso. Tutto ciò non potrebbe che essere un grandissimo atto d’amore.

Tale argomento, in Italia, rappresenta ancora un grande tabù. Quanto è stato importante, per te, trattare tutto ciò? 

Di certo è stato indagatorio parlare di PMA. Ho avuto modo di comprendere aspetti che sono parte di un mondo nuovo e che includono anche specifici passaggi che portano al formularsi di determinati interrogativi. Ho indagato su ciò che mi è intorno, non solo sulla mia stessa persona. Le donne di oggi sono consapevoli dell’opportunità di poter diventare madri o meno, facendo i conti con situazioni che potrebbero anche precludere tale passaggio. In quel caso, a chi dare la colpa? Per poter smaltire tali interrogativi, bisogna comprendere la giusta strada da seguire.

Fondamentale, nel tuo libro, il concetto di “in due”. Vuoi parlarcene? 

Condivisione e solitudine sono i due cardini insiti nel libro. I social, oggi, sono uno “specchio” abile a mostrare ciò che facciamo, dove andiamo, e quanto altro. Una vera e propria condivisione, dunque, in un mero deserto di solitudine. Tutto ciò, ovviamente, non torna. Ed è proprio da questo che scaturisce la forte esigenza di ritrovarsi “in due”. Sole, ad esempio, sono le mamme che decidono di affrontare un percorso importante da single. Mi piacerebbe, quindi, che “in due” fosse un reale monito per tutti. Una rinascita, il dare inizio ad una società che è caratterizzata da una condivisione davvero travolgente, radicata, forte.

Alessia Giallonardo per LiveMedia24

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