Come il gaming ha influenzato il linguaggio della Gen Z online

Il modo di comunicare nel mondo digitale

Come il gaming ha influenzato il linguaggio della Gen Z online

Al giorno d’oggi i videogiochi non sono soltanto una forma d’intrattenimento, ma si tratta di veri e propri ecosistemi culturali, che si rivelano essere altresì generatori di linguaggi, simboli e comportamenti. Per la Generazione Z, ossia quella dei nati tra il 1996 e il 2010, quella dei ragazzi cresciuti nell’era dei multiplayer online, dello streaming e dei social media, il gaming ha ridefinito profondamente il modo di comunicare nel mondo digitale. Il lessico da gamer è ormai parte integrante dello slang generazionale, una sorta di codice condiviso che unisce i giovani oltre confini geografici e sociali. Parole come “GG” (Good Game), “AFK” (Away From Keyboard), “nerfare” (indebolire un elemento di gioco) o “tryhardare” (giocare con eccessiva serietà) sono entrate nel vocabolario quotidiano dei ragazzi, già da qualche anno. Non solo tra gamer, ma anche in chat di gruppo, TikTok, Discord e Reddit certi termini vengono adoperati di fatto ogni giorno. Lo slang videoludico, una volta circoscritto a forum e lan party, ha colonizzato così la cultura pop contemporanea.

Il fenomeno è anche memetico.

Il fenomeno è anche memetico. Le espressioni nate nei giochi si diffondono facilmente attraverso clip virali, highlights su Twitch, fanpage e meme reaction, contribuendo alla loro diffusione e alla loro standardizzazione. Le community su piattaforme come Discord e Reddit svolgono un ruolo fondamentale tra selezione, ibridazione e diffusione di questi codici. Su TikTok, in particolare, espressioni come “noob”, “boostato” o “god mode” vengono inserite in trend virali che non hanno nemmeno bisogno di un contesto videoludico per essere compresi. Questa influenza si estende anche al tono di voce e ai modi di interazione. Le emoji e le reaction usate nelle chat prendono ispirazione dai giochi: dall’icona della fiamma ardente per indicare un’azione spettacolare a quella del teschio per sottolineare un epic fail. Le dinamiche delle chat vocali di gioco, dove ironia, sarcasmo e iperbole regnano sovrane, hanno contaminato anche i contesti extra-gaming, rendendo il linguaggio più performativo e memetico.

Le contaminazioni crossmediali

Non mancano le contaminazioni crossmediali. Il linguaggio nato nei videogiochi è oggi usato nel marketing, nella musica urban e perfino nel fashion system. I brand streetwear lanciano collezioni “nerfate” o dedicate al “grind”, i rapper parlano di “mainare la vita” e le pubblicità si servono di meme gaming per risultare più autentiche agli occhi della Gen Z. Questo vale ad esempio anche per le slot machines online e simili giochi, che riprendono dinamiche e terminologie dal mondo del gaming per attrarre i più giovani: livelli, skin, bonus, jackpot progressivi diventano elementi di gamification capaci di evocare l’esperienza videoludica. Interessante è anche l’adattamento locale di questo linguaggio globale. In Italia, il gergo gaming ha generato ibridi come “gankare” (attaccare a sorpresa), “feddare” (favorire involontariamente l’avversario) o “stunnare” (bloccare un nemico), che mescolano verbi inglesi e coniugazioni italiane.

Generazione Z

Tali neologismi, spesso usati anche fuori dal contesto originario, testimoniano la vitalità e la creatività linguistica dei giovani, che però si rifanno sempre più spesso a questi vocaboli praticamente inventati anche quando potrebbero ricorrere più rapidamente alla lingua italiana. Un aspetto che non va assolutamente sottovalutato, ma nel complesso chi pensa ancora che il gaming rappresenti solo un banale passatempo, evidentemente si sbaglia. Ormai si può parlare di un vero agente culturale che plasma il linguaggio, l’identità e l’immaginario della Generazione Z. Il linguaggio fluido, in continua evoluzione, riflette il modo in cui i ragazzi di oggi si relazionano, si esprimono e costruiscono comunità nell’intricato mondo digitale.

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