Pitture cristiane inedite scoperte a Dongola

Spettacolare scoperta a Dongola, in Sudan. Durante gli scavi in ​​alcuni edifici risalenti al periodo Funj (XVI-XIX secolo d.C.) nella città, situata sulla sponda orientale del Nilo a oltre 500 km a nord della capitale Khartoum, gli archeologi del Centro polacco di archeologia mediterranea, Università di Varsavia (PCMA UW) hanno riportato alla luce una serie di stanze nascoste con pareti interamente ricoperte di pitture raffiguranti soggetti cristiane: la Vergine Maria, Gesù Cristo, l’Arcangelo Michele e un re nubiano.

I dipinti murali, si legge nel comunicato diffuso dai responsabili della missione archeologica, sono ben conservati, hanno colori vividi e smaglianti e sono accompagnati da iscrizioni in greco e antico nubiano. E rappresentano, secondo gli esperti, un unicum nella storia dell’arte nubiana.

Le pitture.

La scoperta è avvenuta durante l’esplorazione di alcuni edifici risalenti al periodo Funj (XVI-XIX secolo d.C.). Con grande sorpresa dei ricercatori, sotto il pavimento di uno di essi si celava un’apertura che conduceva a una piccola camera, le cui pareti erano interamente decorate con rappresentazioni della Vergine Maria e di Cristo; un’altra scena raffigurava invece un re nubiano con Cristo e l’Arcangelo Michele.

Quest’ultima in particolare, hanno subito notato gli studiosi, si presentava in maniera estremamente originale: il re infatti è raffigurato mentre si inchina a Cristo seduto tra le nuvole, e gli bacia la mano; il sovrano è inoltre sostenuto dall’Arcangelo Michele, le cui ali spiegate proteggono sia lui che Gesù, secondo un‘iconografia che non trova finora confronti nella pittura nubiana.

Anche la figura della Vergine, che si trova sulla parete nord, appare decisamente inconsueta rispetto ad altre raffigurazioni di Maria presenti nell’arte nubiana. La Madre di Dio, in posa ieratica, indossa abiti scuri e regge in mano una croce e un libro. Sulla parete opposta appare Cristo, con la mano destra atteggiata in un gesto benedicente mentre con la sinistra regge un libro: un affresco che purtroppo non si conservato in maniera completa.

Alcuni dei dipinti sono accompagnati da iscrizioni. Il loro studio è stato affidato ad Agata Deptuła, ricercatrice del PCMA UW, ma si sta rivelando più ostico del previsto. Se la lettura preliminare delle scritte in greco ha consentito di identificarle come testi liturgici, il testo in antico nubiano che accompagna la scena principale è molto più difficile da decifrare.

Il mistero più grande, però, si cela nel complesso di stanze in cui sono stati trovati i dipinti. Difficile per ora stabilirne l’esatta natura.

La risposta a queste e ad altre domande potrà forse giungere dai prossimi scavi. L’obiettivo, per ora, è quello di “preservare queste pitture murali, davvero uniche”.

Fonte: storiearcheostorie.

A cura di Serena Maddalo per LiveMedia24.

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