Nino Frassica, la sorprendente verità dell’assurdo

Da frate Antonino da Scasazza al maresciallo Nino Cecchini, il nonsense di Nino Frassica è un modo di vedere la vita.

Spiazzare. Meravigliare è sempre il segreto di una bella battuta senza tempo. Quando, bambino a Galati Marina, ha capito di aver ricevuto in dote un’indole “cazzara”, ha preso ad esibirsi. I bar e i banconi si sono fatti palcoscenico. Dappoi un curioso messaggio lasciato nella segreteria di Arbore e un biglietto per Roma.

Presentatore di défilé, animatore nelle scuole e nelle feste di piazza, dj, “bravo presentatore”, direttore e vicedirettore di “Novella Bella”, il nonsense di Nino Frassica è un modo di vedere la vita. Da frate Antonino da Scasazza al maresciallo dei Carabinieri Nino Cecchini, le molteplici espressioni di una “maschera” comica che sa anche farci commuovere.

Dice di avere paura degli aerei perché da bambino un aereo lo ha morso. Ha scritto diversi libri, biglietti di auguri, appunti sui tovaglioli, cartoline, ma “Paola” (edito da Mondadori Electa) è il suo primo romanzo.

Un’opera parodistica in cui si rivede molto dello humor surreale dell’autore.

«Ho sempre pubblicato libri legati al successo televisivo. Stavolta, invece, è andata diversamente. Avevo voglia di scrivere e l’ho fatto. “Paola” è il mio primo romanzo, una deviazione rispetto alle altre pubblicazioni che l’hanno preceduto. L’obiettivo tuttavia rimane lo stesso: far ridere.»

Una storia vera poco credibile.

«La verità la banalizzo, la violento, la manipolo, pur restando verità. Una verità, letta – certo – alla luce del nonsenso, ma dove dietro c’è un gran lavoro umoristico.»

Una comicità dell’assurdo, che trae ispirazione dal quotidiano.

«Osservo attentamente la realtà che mi circonda e la deformo, riproponendola attraverso la mia chiave di lettura. E questa si chiama creatività.»

Un estro creativo ora declinato nel racconto di una donna alla quale ne succedono di “cozze” e di crude. Una donna appartenente a quel Sud, di cui Nino Frassica è figlio.

«Qualcuno sostiene che in Sicilia l’ignoranza ce la insegnano fin da piccoli. Certo, è cultura al contrario! In Sicilia sono nato e diventato uomo. Sul piano della crescita personale, non avrei avuto alcun bisogno di spostarmi dalla mia terra. Solo, non essendoci molte opportunità di lavoro, le ho cercate altrove.»

Dal piccolo sud di provincia a respirare la grande bellezza della capitale. In una valigia d’emergenza: mutande, calze, un cambio d’abito, il Vangelo, la spillatrice, il dentifricio…

«Nella mia giornata non possono mai mancare la musica e un foglio con la penna. Potrei non leggere un libro, il giornale, guardare la tivù, però la musica da qualche parte la devo sentire. Se non ascolto musica, non trascorro una buona giornata. Lo stesso dicasi per il foglio e la penna. Se mi viene un’idea all’improvviso, la devo poter subito segnare. Non avere la possibilità di fissare su carta un’intuizione, è un pensiero che mi disturba. Se mi trovassi sperduto su un’isola deserta, le prime richieste sarebbero carta, penna e giradischi.»

L’ascolto dei cantautori italiani, il rhythm and blues americano di James Brown e la grande passione per la radio.

«La nascita delle emittenti private negli anni Settanta è stata fondamentale per chi come me abitava in un piccolo paese della provincia di Messina e non si sognava minimamente di potere fare la radio, tantomeno la televisione. La radio privata è stata la finestra che mi ha permesso di affacciarmi nel mondo dello spettacolo e di fare le prime esperienze sul campo. Nello stesso periodo ho provato a fare cinema a Roma, ma mi offrivano qua e là qualche posa. Nulla di più. Per cui sono tornato a Messina arrangiandomi con spettacoli di cabaret e presentando eventi dal vivo.»

La svolta è arrivata con Renzo Arbore.

«Volevo fare l’artista e cercavo qualcuno che capisse la mia comicità. Ero già un “arboriano”, senza conoscerlo, avendo mangiato pane e Alto gradimento. Lo chiamai più volte, ma per incuriosirlo non lasciavo il mio numero e non dicevo né come mi chiamassi né cosa volessi. Poi lui mi disse di andare a trovarlo quando fossi passato per Roma. L’indomani – il caso volle – mi trovai a passare per Roma.»

Inizia nel programma “Radio anghe noi” e con un ruolo nel film FF.SS. Poi, la promozione in squadra con Quelli della notte. E, dopo il talk show più surreale della tivù italiana, arriva la partecipazione da protagonista a Indietro tutta!

«Eravamo solo noi due, ed era improvvisato al 98%. Non sapevamo cosa avremmo fatto il giorno dopo, ma per sessantacinque volte siamo riusciti a realizzare un’ora di comicità e divertimento.»

Il contatto diretto con il pubblico, nessun filtro, gli umori della platea.

«La gente è stanca di vedere sempre le stesse cose, di sapere già come andrà a finire. Vuole in pasto la novità. Allora il comico, pur continuando a stuzzicare la vanità insita nelle persone, deve spiazzare. Se racconta sempre la stessa barzelletta, non fa più ridere.»

Cronaca di un successo annunciato.

«All’inizio, il fatto che la gente mi riconoscesse per strada, che mi chiamasse per nome, mi piaceva. Mi faceva sentire importante. Poi è subentrata l’abitudine. Per carità, sono sempre contento della mia riconoscibilità, della notorietà di cui godo, ma agli esordi lo ero di più. Poi, come tutti quelli che fanno il mio mestiere, la paura di essere dimenticati è sempre lì dietro l’angolo. Allora l’affetto del pubblico, il calore del contatto, le richieste di foto e autografi mi tranquillizzano.»

Dal 2015 l’incontro professionale con Fabio Fazio, divenuto un rapporto di amicizia e complicità, celebrate ogni settimana davanti a milioni di telespettatori in Che tempo che fa.

«Fabio Fazio mi voleva come ospite fisso nella sua trasmissione e da qui è nata l’idea di “Novella Bella”, una rubrica comica che dura generalmente dai sette agli otto minuti. Prendo ispirazione da quello che mi accade intorno ogni giorno, ma in realtà non invento niente, piuttosto ironizzo su cose, eventi e personaggi, mettendoli alla berlina. Non si tratta però di satira, ma di battute, racconti assurdi e accostamenti impensabili tra personaggi noti.»

Un modo di narrare le cose e di creare situazioni, che viene dal passato.

«… Quando da ragazzo trascorrevo interi pomeriggi al bar del mio paese per osservare e ascoltare i discorsi della gente. Quella è stata la mia vera palestra di attore. Ho pensato che bastasse rielaborare ciò che scorreva davanti ai miei occhi semplicemente teatralizzando il momento vissuto, così da ottenere un effetto comico.»

Un tempo comico che non guarda indietro.

«Non ho nostalgia, non mi manca la vecchia televisione che in realtà si inserisce nella nuova tivù. Oggi c’è tanto bisogno di ridere e la possibilità di divertirsi non manca.»

Smessi i panni del popolare personaggio televisivo, davanti allo specchio la verità di un uomo che realizza di non essersi forse apprezzato abbastanza e che ha imparato a godere di quel che ha già.

«Mi logorano lo stress e la vita frenetica che faccio. Mi piacerebbe rallentare il tempo, addirittura fermarlo, se solo potessi. Da grande ho compreso che la felicità è prima di tutto stare bene e sapersi accontentare di ciò che si ha. Se desideri quello che hai, sei apposto, non ti manca niente. Hai al polso un bell’orologio e lo desideri, sei felice. Apri l’armadio, ci trovi la giacca blu con le svolte, la desideri, sei felice. Il trucco è desiderare quello che si ha già.» Parola di Nino Frassica.

Gino Morabito per LiveMedia24

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