Edoardo Velo: una vita da simpatica canaglia

Incontriamo Edoardo Velo, poliedrico attore, che ottenne successo, anni fa, nella Soap Opera, Vivere. Dopo aver interpretato Danilo Sarpi, ebbe modo di prendere parte a tante altre fiction e film. Non ultimo, “La donna che ritorna”, con l’immensa Virna Lisi, di cui gli abbiamo chiesto un personale ricordo. Ringraziamo Edoardo della disponibilità, di questa piacevole chiacchierata.

Edoardo Velo

Ti ringraziamo per essere con noi, Edoardo. Come stai?

Sto bene, fortunatamente! Ho avuto modo, durante il lockdown, di continuare a fare attività fisica, avendo una sala completamente attrezzata, a mia disposizione. Ho tenuto la mente impegnata, così come il fisico, in questo modo.

Come hai affrontato il periodo legato al lockdown?

Come dicevo poc’anzi, ho voluto tenermi allenato, per poter poi riprendere la mia attività insieme alla Nazionale Attori di Calcio, fondata da Pier Paolo Pasolini e Olivia Lozzi. Ci teniamo a continuare la nostra opera nel sociale, portando conforto ed allegria dove possibile, specie in un periodo del genere. Ultimamente, siamo stati a Giulianova, e abbiamo contribuito all’acquisto di strutture per disabili e materiale scolastico per le scuole e gli ospedali in Africa, tutto ciò insieme all’associazione Colibrì. Il calendario della Nazionale è davvero ricco di impegni. Inoltre, ho sfruttato quel momento di stop per realizzare un mio cortometraggio. Il tema principale, riporta alle guerre che spesso si sono ripetute nella vita dell’uomo, per arrivare poi a parlare di questo attuale virus.

La Nazionale attori ha anche ricordato il compianto Diego Armando Maradona, recentemente.. 

Si, la Nazionale Attori, insieme al figlio di Diego, ha voluto fortemente ricordarlo. Sarà sempre una figura indelebile del calcio, una vera e propria leggenda di questo magnifico sport.

Cosa ne pensi di questa ritrovata “normalità”, con conseguente riapertura dei teatri?

Penso che la ripresa c’è e si protrarrà anche in futuro. L’uomo, di per sé, è capace a trovare escamotage che possano portarlo a perseverare nel suo intento. Lo streaming, le varie piattaforme, hanno fatto sì che “il cinema” potesse arrivare anche nelle nostre case. Tutto ciò ha abituato lo spettatore ad utilizzare questa sala cinematografica virtuale, motivo per cui oggi è più facile che si parta dalla produzione di una serie cinematografica, prima concepita per la piattaforma, e poi diventata, in ultima analisi, un film per il cinema.

La notorietà arrivò anni fa con il ruolo di Danilo Sarpi, in “Vivere”. Che ricordi hai di quel periodo?

Ho dei ricordi che sono, ancora oggi, molto attuali. Le persone si legano tanto all’attore, ma al contempo, anche al personaggio che ci rende noti. Sono passati quasi vent’anni, e ancora ricordano Danilo Sarpi, il cattivo di “Vivere”. Un cattivo furbo, canaglia e, se vogliamo, simpatico, allo stesso tempo. Molti, quando mi incontrano, non trascurano di tirarmi le orecchie, sapendo bene che, in fin dei conti, sono un buono, redento.

Edoardo Velo

I cattivi, si sa, rendono molto ad un attore… 

Certamente. I cattivi sono più stimolanti ed emozionanti. La differenza, in tal caso, la fa anche la natura dell’attore che va ad interpretarlo. Nel mio caso, impersonare un buono, serve a poter respirare aria nuova. Il mio fisico, purtroppo, non mi aiuta. Viene facile assegnarmi ruoli da simpatica canaglia, invece che da bravo ragazzo. Stesso destino in “Un Posto al Sole” e nella fiction “Sorelle”, con Anna Valle, per poi affrontare un personaggio simile ne, “La donna che ritorna”, con l’indimenticata Virna Lisi.

A proposito de, “La donna che ritorna”, a cui prendesti parte anni fa, con l’indimenticabile Virna Lisi. Che ricordo hai di lei?

Il primo giorno di set andai da lei, in sala trucco, a presentarmi. Chiese ai truccatori, con grande garbo, di interrompere il loro lavoro per potermi stringere la mano, dandomi così il benvenuto. Un gesto concreto, di rispetto, che tutt’oggi è impresso nella mia memoria.

Quando hai capito di essere sulla strada giusta?

Quando ho concretizzato che i miei gesti, le mie espressioni, stavano diventando identificabili per le persone che incontravo lungo il mio cammino. Questo mi ha portato a riflettere sul fatto che, se attraverso gli altri possiamo leggere le nostre emozioni, perché non fare quindi diventare questa passione una vera e propria professione?

Vi è un ruolo che non hai ancora avuto modo di impersonare?

Mi piacerebbe interpretare un commissario. Una sorta di Montalbano, una persona sempre presente sul luogo del delitto. Mi piacerebbe vivere una storia, un’avventura, che mi permetta, per una volta, di essere dalla parte dei buoni, della verità.

Cosa prevede il tuo futuro artistico? 

Il mio futuro artistico prevede che, proprio in questo periodo, sia in trattativa per il ruolo di un commissario. Ecco perché vi ho parlato di questo ruolo, di questa futura esperienza. Se tutto andrà bene, già dal prossimo anno, avrò modo di cominciare a studiare questo personaggio.

Alessia Giallonardo per www.livemedia24.com

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