Palestine 36 di Annemarie Jacir

Un affresco corale di grande umanità

Un affresco corale sulla storia di un popolo visto dalla parte dei palestinesi

Palestine 36 è il film che non c’era. Assolutamente necessario per comprendere un punto cruciale della storia palestinese, alle origini dell’attuale conflitto che si consuma dolorosamente  ai nostri giorni. La regista palestinese Annemarie Jacir, con grande abilità narrativa, torna a una pagina di storia tristemente decisiva per il popolo palestinese narrata con un punto di vista inedito.

Sinossi

Sebbene il film inizi nella primavera del 1936, in una Palestina amministrata dagli inglesi dalla fine della Prima guerra mondiale e dalla caduta dell’Impero ottomano, è la dichiarazione Balfour del 1917, che auspicava “una patria nazionale per il popolo ebraico”, a sostenere tutti gli eventi che si svolgeranno a Gerusalemme e nel piccolo villaggio di Al Basma, i due epicentri della storia scritta dalla regista.

Palestine 36 racconta le vicissitudini di una piccola comunità rurale e segue alcuni personaggi come Yusuf ( karim  Daoud Anaya) che lavora a Gerusalemme. La giornalista  Khulood (Yasmine Al Massri) e suo marito Amir (Dhafer L’Abidine) la giovane Afra (Wardi Eilabouni) con la sua famiglia, che comprende in particolare sua madre Rabab (Yafa Bakri) e sua nonna (Hiam Abbass), ma anche il piccolo lustrascarpe Kareem (Ward Helou),  il tutto senza dimenticare i rappresentanti britannici (Jeremy Irons, Billy Howle, Robert Aramayo).

Nel microcosmo rurale gli eventi precipitano, la massiccia immigrazione ebraica espropria i palestinesi delle proprie terre, toglie il lavoro. La reazione è lo sciopero generale, una ribellione via via sempre più cruenta, subito sedata da misure controrivoluzionarie inflessibili in una escalation di violenza sempre più incendiaria.

Recensione

Palestine 36 è un vivido affresco storico narrato con grande abilità in cui confluiscono sequenze documentaristiche ed elementi di finzione che rendono il film accessibile ad un vasto pubblico. Il rigore e l’attendibilità dei fatti narrati fungono da cornice  ad un quadro culturale di un popolo estremamente radicato nel proprio territorio, da secoli coltivato con grande dedizione. Non sfugge la bellezza delle immagini  dei campi di cotone, le vallate pietrose punteggiate di verde, i terrazzamenti frutto del lavoro di intere generazioni resi da un tocco registico prezioso e da una splendida fotografia.

La fierezza di un popolo

Nelle vicende narrate traspare tutta la fierezza di un popolo che si è visto togliere le proprie case, la terra, il lavoro e che ha subito una dominazione coloniale illogica dal suo punto di vista. L’arrivo degli immigrati ebrei che si insediano via via in modo sempre più capillare è una calamità ingiustificata  a cui la Palestina si ribella con tutte le forze e grande coraggio. “Siamo tutti, ricchi e poveri, uniti nella nostra lotta per l’indipendenza e la libertà”. Ma la ribellione violenta genera altra violenza in una escalation terribile.

Palestine 36 è candidato agli Oscar 2026 nella Categoria Miglior Film Straniero. Acclamato alla premier al Festival di Toronto è stato proiettato in questi giorni alla Festa del Cinema di Roma  nella sezione Grand Public con grande coinvolgimento del pubblico che in sala ha applaudito a lungo.

Palestine 36 è prodotto da Philistine Films (Palestina) con Autonomous (Regno Unito), Corniche Media (Regno Unito), MK Productions (Francia) e Snowglobe (Danimarca). Le società francesi mk2 e Lucky Number si occupano delle vendite internazionali

Emma Borella per http://LiveMedia24.com

 

 


		
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