Un documentario, “Breath”, un forte invito a riflettere, quello che ci presenta Ilaria Congiu, un modo per andare ad indagare cosa sono in grado di creare le azioni dell’uomo sul mondo che ci circonda…
Il mare le è da sempre amico, ed è proprio dal mare che partono gli interrogativi di Ilaria.
Vi lasciamo a questa nostra intervista, alle parole di Ilaria Congiu…
Ti ringraziamo per aver accolto il nostro invito, Ilaria. Come ha preso forma “Breath”?
Troppe le cose che mi hanno portata a a realizzare, “Breath”. Tra le prime, di certo, l’essere nata in Africa e l’avere un papà impegnato nel settore della pesca. Ho visto un certo mare, un tipo di pesce, ma le cose crescendo sono cambiate. Mio padre mi ha educata ad avere un occhio di riguardo verso l’ambiente ma, la scintilla più forte, si è verificata come inviata Rai, a Bordeaux. Lì mi sono resa conto di una situazione ignota, mediterranea. Non è l’inquinamento il problema principale, bensì l’interazione tra le due, annesso al cambiamento climatico…
Cosa ha smosso più di tutto il tuo animo?
Adoro tutti, che si tratti di acquatici o terrestri, e porto con me le parole dei pescatori, la loro sofferenza, la costrizione nel dover fare cose illegali, non bellissime. Vengono definiti assassini ma non è realmente così. A toccarmi, in secondo luogo, l’accesso al cibo. Il pesce locale costa tanto, non ci si può permettere ciò che un americano o un europeo pagherebbero bene, così il pesce viene esportato, congelato. È interessante scoprire l’uomo oltre il mestiere…
Quali altre tematiche vorrai toccare un domani ?
Al momento sto lavorando ad un nuovo tema sociale legato al femminismo, al confronto tra generazioni, anche a livello familiare.
Che periodo vivi, attualmente?
Sono eternamente insoddisfatta! Nel fare un passo penso subito al successivo. Mi emoziona vedere le locandine di “Breath” al Barberini, cosi come in altri cinema importanti. Un sogno che si realizza, insieme alla grande attenzione che ha ottenuto il progetto.
Alessia Giallonardo per LiveMedia24