Elisa di Leonardo Di Costanzo, la recensione

Idealmente legato ad Ariaferma, Il nuovo film di Leonardo Di Costanzo prosegue l'indagine nel mondo della carcerazione e del delitto

Elisa di Leonardo Di Costanzo

Nelle sale dal 5 settembre, Elisa, il nuovo film di Leonardo Di Costanzo, liberamente ispirato al saggio  Io Volevo ucciderla dei criminologi Adolfo Ceretti e Lorenzo Natalia (Raffaello Cortina Editore), prosegue il viaggio  iniziato dal regista napoletano con Ariaferma (2021) nel mondo della carcerazione.

Presentato in anteprima il 4 settembre al Festival di Venezia con una buona accoglienza di pubblico, il film svela, in un sottile crescendo psicologico, il mondo interiore di Elisa, 35 anni, detenuta da 10 in un istituto carcerario, situato tra gli ameni boschi di una località svizzera.

Un’ordinaria mostruosità

Nell’ambiente ovattato e protetto dell’istituto svizzero, che ben poco ha degli affollati e vetusti luoghi di detenzione italiani, Elisa (Barbara Ronchi) inizia la sua giornata: una passeggiata nel bosco bianco di neve, immerso nella pace del silenzio, unico limite: un’alta recinzione e una telecamera che scruta gli spazi delimitati. Si tratta di un giorno particolare, in cui la taciturna e diligente Elisa inizia una serie di colloqui con il  criminologo prof. Alaoui (Roschdy Iem). Dalle ricostruzioni del processo sembra che Elisa abbia un danno al lobo frontale del cervello che non le permette di ricordare quanto è accaduto. In un ambiente tranquillo ed accogliente inizia il percorso di scoperta interiore, di appropriazione e consapevolezza del delitto commesso.

Elisa

Elisa è un personaggio freddo, distaccato, quasi abulico, chiuso al mondo, interpretato da una intensa Barbara Ronchi. In questo progetto, la sua performance  di attrice inizia 5 mesi prima delle riprese con la lettura del saggio da cui è liberamente ispirato il film. Lo studio della lingua francese viene affiancato alla prova dei dialoghi della sceneggiatura con il partner principale di scena, l’attore Roschdy Iem ovvero il criminologo Alaoui, per “costruire” la forma psicologica dell’identità complessa di Elisa.

 

Roschdy Iem nei panni del criminologo prof. Alaoui

 

Una normale mostruosità

Nel film, piano piano lo scavo nel passato ha inizio, riemerge ciò che è stato commesso con un registro  lieve che non giudica  ma osserva. Ed è proprio volontà di Leonardo Di Costanzo  svelare un fatto allo spettatore, rendendolo osservatore diretto di ciò che accade. Evitando il gusto del macabro o la tentazione di mettere in scena la crudezza della violenza, il regista “indaga”  un delitto efferato, commesso da una persona comune che di mostruoso ha bene poco. Ed è dunque lo spettatore che talora si identifica o talora inorridito condanna, in questo viaggio nell’ orizzonte della colpa. Colpa, redenzione ma anche nel dolore di chi ha subito una grave perdita e non trova consolazione. Nel film una breve apparizione di Valeria Golino nei panni di una madre colpita da un grave lutto criminoso.

Elisa di Leonardo Di Costanzo è un film pulito, privo di eccessi. Lo script, opera dello stesso Di Costanzo, crea una progressione che si intensifica con il disvelamento della storia e osserva il mondo della colpa conseguente ad un delitto con occhio nuovo. Lo sguardo registico è senza dubbio interessante, mai retorico od eccessivo, senza sbavature, lieve nell’affrontare tempi di grande impatto emotivo.

Emma Borella per LiveMedia24.com

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