A tu per tu con Jacopo Cullin, reduce dal successo di Lolita Lobosco

Incontriamo Jacopo Cullin, il simpatico Lello Esposito di “Lolita Lobosco”, altra fiction popolare della Rai. Gli abbiamo chiesto di come sia stato girare durante il primo periodo di pandemia, delle sue origini, della sua carriera, della passione che nutre per la regia. Una chiacchierata molto piacevole, con una persona davvero simpatica e disponibile. Ci auguriamo di poter ritrovare Jacopo al più presto, in lavori sempre nuovi e soddisfacenti. 

Grazie per essere con noi di LiveMedia24, Jacopo. Come stai? Come hai vissuto il periodo legato alla pandemia che, un anno fa, ci ha colpiti?

Il periodo legato al lockdown mi è servito per ricompattarmi, avendo una vita molto movimentata che mi porta ad essere spesso in giro. Ho trascorso del tempo in casa, da solo. Tempo che mi è servito per leggere, per ritemprarmi, per compiere un percorso di introspezione.

Grande successo di pubblico per “Lolita Lobosco”, la fiction Rai terminata recentemente. Come ti spieghi tutto ciò?

Credo sia dovuto al fatto che il pubblico, visto il periodo in cui ci troviamo, avesse bisogno di leggerezza, di staccare la spina da tutti quei pensieri negativi che attanagliano le nostre menti. Le vicende di “Lolita Lobosco” sono semplici, popolari e questo le rende forti, piacevoli. Vi è il giallo, il divertimento, una giusta dose di romanticismo, la famiglia che funge da sfondo, elementi caratterizzanti che creano molta attrattiva.

Possiamo aspettarci una seconda serie?
Spero proprio di si. Il successo è stato davvero straordinario.

Le riprese si sono svolte prima o dopo il lockdown dello scorso marzo?

Siamo stati il primo set, in Italia, a riprendere dopo il lockdown. Avremmo dovuto iniziare le riprese a marzo ma, per motivi che conosciamo bene, ciò fu impossibile. Eseguivamo il tampone ogni settimana e questo ci ha permesso di lavorare con la giusta sicurezza, senza tensione alcuna. In questo, devo dirlo, la Bbfilm è stata straordinaria! Fare il proprio lavoro, nella tranquillità più assoluta, è un qualcosa di impagabile. Il secondo lockdown, invece, lo abbiamo vissuto a Monopoli, tutti insieme, proprio come se fossimo una famiglia. Si è creato un rapporto bellissimo e penso che questo si sia visto, una volta visionata la serie.

Quanto c’è di te in Lello Esposito, il personaggio che hai interpretato?

Poco o niente (ride). Sono andato via di casa a diciottanni, differentemente da Lello, che fatica a sciogliere questo cordone ombelicale che lo lega da sempre alla madre. Ho un ottimo rapporto con mia mamma ma, non si avvicina affatto a quel rapporto lì. La purezza si, quella di certo si avvicina alla mia persona, come il suo essere buono. Lello è anche buffo, macho e devo dire che un carattere come il suo, da sempre, mi fa sorridere, mi diverte molto.

Lello è davvero molto accondiscendente nei confronti di sua madre.. 
Si (ride), ma quello è fondamentalmente un aspetto che appartiene a tutti noi. Quasi, si potrebbe definire un dovere da figlio.

Bari è stata la città in cui si sono svolte le riprese. Come hai vissuto quel periodo sul set?

La maggior parte delle scene che ho girato si svolgevano a Monopoli, altra bellissima realtà pugliese. Ne ho amato molto il centro storico, i paesaggi da cartolina, le persone alla mano che la popolano. Purtroppo ho avuto modo di girare poco a Bari ma ne conservo un bel ricordo. È una città straordinaria, bellissima, dove ho avuto modo di vivere il contatto con le persone, avendo così modo di apprendere il loro accento.

Che legame hai tutt’oggi con la tua terra, la Sardegna?

Ho un legame molto profondo e radicato con la mia terra. Un rapporto indescrivibile, impossibile da comprendere se non ci sei nato. C’è una cultura, una lingua, una qualità della vita che è un qualcosa di diverso da tutti gli altri posti. Ho scelto di tornarci a vivere, seppure ancora non sappia per quanto tempo. Per ora, sto bene quì.

Comicità, teatro e televisione. Hai avuto modo di esplorare tutti e tre i campi. A quale di questi senti di essere più affine?

Il teatro ti da la possibilità di vivere un rapporto con il pubblico, un qualcosa di reale, di adrenalinico, specie se si parla di comicità in scena. È trascorso un anno, sembra un ricordo troppo lontano, ormai. Mi auguro di poter tornare presto ad assaporare quell’atmosfera, quell’empatia che si crea con chi è seduto in sala, pronto ad applaudirti. È una questione ritmica. Il cinema mi piace molto, troppo. Così come mi attrae la regia. Il cinema ti permette di andare a costruire, tramite un lavoro di squadra comune, un qualcosa che resterà per sempre e, proprio per questo, è speciale. Si, tutto ciò crea molta tensione ma, è davvero un’esperienza impagabile.

Ti piacerebbe interpretare un ruolo in particolare?

Mi rendo conto di essere portato molto per la commedia. Ognuno di noi possiede delle caratteristiche naturali, per cui è portato. Se ce ne fosse l’occasione, mi piacerebbe interpretare un cattivo, un personaggio che possegga una storia molto forte, appassionante, ricca di sfumature.

Progetti per il futuro?

Mi occupo anche di regia, come dicevo poc’anzi. Creo, quando possibile, piccoli cortometraggi e spot. Ne ho in programma uno, a breve, per gli Special Olympics, dei ragazzi con disabilità intellettive. Con noi, in questo progetto di prossima realizzazione, un mito assoluto quì in Sardegna, Gigi Riva. Spero di poter poi riprendere al più presto alcuni spettacoli teatrali che, causa covid, hanno subito uno stop. Non ultimo, mi auguro di poter tornare sul set di Lolita Lobosco. Bolle altro in pentola ma, per scaramanzia, preferisco non parlarne, per ora.

Ringraziamo Jacopo Cullin e la Diberti & C.

Tutte le foto presenti nell’articolo sono di gentile concessione dell’agenzia Diberti & C

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